18 Mar
18Mar

                                                      Una ricerca nuova e rivoluzionaria su Leonardo e la Monna Lisa.

 

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 Teodoro Brescia

La Gioconda è il dipinto più famoso al mondo. Nel Novecento hanno contribuito alla sua fama il furto e gli attentati subiti, nonché la diceria che Napoleone l’avesse sottrarla all’Italia e via via, da lì, tutte gli usi artistici e poi pubblicitari che ne sono scaturiti. Ma la Gioconda, in realtà, è diventata famosa sin da subito, in particolare per due misteri che l’accompagnano da sempre: Leonardo, quasi fino alla fine dei suoi giorni, la continua a modificare e la tiene con sé; non rivela mai l’identità della modella.

Oggi, mentre tutto il mondo celebra il Cinquecentenario dalla morte dell’eclettico genio, “l’enigma Gioconda” potrebbe essere stato finalmente svelato, attraverso un rebus contenuto nel dipinto stesso.

Anzitutto, perché la “Dama del Louvre” viene chiamata Gioconda o Monna Lisa se l’identità della modella è sconosciuta?

Perché l’artista e storico Giorgio Vasari, nella famosa, bella e “fortunata” opera Le vite de’ più eccellenti pittori… (1550), sostenne che il ritratto corrispondesse a quello di Lisa Gherardini, moglie del nobile mercante fiorentino Francesco del Giocondo (da cui i nomi Monna Lisa o Gioconda). Vasari aggiunge anche che i particolari delle sopracciglia e delle fossette sulle guance nel dipinto sono così definite da sembrare vere.

In realtà, Vasari ha solo 8 anni quando Leonardo muore, non vede mai il dipinto dal vivo e, soprattutto, queste caratteristiche di cui parla sono completamente assenti nella Gioconda.

Chi è dunque la “Dama del Louvre”? E perché Leonardo la porta sempre con sé? Perché continua a modificarla finquando decide di poterla cedere al re Francesco I di Francia?

Tanto si è detto e scritto in merito, proponendo molte e diverse possibili identità. Finora, però, le varie teorie si sono dimostrate abbastanza deboli ed “esterne al dipinto”.

Questa nuova ricerca riprende uno studio condotto nel 2010 dallo studioso d’arte Silvano Vinceti che individua, nascoste nel ritratto, tre piccole coppie di caratteri – LV, CE (o CB) e 72 – posizionate rispettivamente nei due occhi della Gioconda e sotto il ponte sullo sfondo.

I caratteri potrebbero essere, più precisamente, VL, IE (o IB) e 72 e vanno letti allo specchio (come tutto ciò che Leonardo scrive), quindi diventano JV, BI ed SF.

Cosa possono significare delle lettere posizionate in punti spoecifici di un dipinto o di un disegno?

Leonardo è un genio eclettico, pioniere anche della tecnica dei rebus (ne scrive oltre 170 per dilettare la corte di Ludovico il Moro). Non a caso, ad oggi, la rivista nazionale dell’Associazione Rebussistica Italiana si chiama Leonardo.

Le coppie di caratteri sono posizionate in un occhio nei pressi delle anella dell’iride, nell’altro occhio nei pressi dell’ancilla(pupilla) e sotto un arco del ponte sull’orza (i flutti, le onde contro vento). Il risultato del rebus è dunque il seguente: Jv-anella Bi-ancilla Sf-orza ovvero Jovanella Biancilla Sforza, il nome della piccola Giovanna Bianca Sforza, figlia primogenita proprio di Ludovico il Moro signore di Milano e di Lombardia, morta alla tenera età di 14 anni.

Come scrive Federico Mussano, socio fondatore della Biblioteca Enigmistica Italiana e collaboratore della rivista Leonardo, si tratta evidentemente di «modalità di stampo rebussistico (…) da considerare con attenzione e interesse». E Giovanna Bianca Sforza era già, secondo gli storici dell’arte, una delle quattro identità più probabili della Gioconda (insieme a Lisa Gherardini, Caterina Sforza e Isabella d’Aragona). Inoltre, Leonardo muore a maggio del 1519. Circa un anno e mezzo prima, riceve la visita del cardinale Luigi d’Aragona, in viaggio col suo segretario Antonio de Beatis il quale stila un Diario di viaggio (1521). Nel diario è scritto che Leonardo mostra al cardinale quattro ritratti: tre con identità ben precise, il quarto non è detto Monna Lisa o Gioconda bensì, esattamente, «Signora di Lombardia ovvero di Milano».

Individuata l’identità della modella si riesce, a quanto pare, a risalire a tutta una serie di ulteriori elementi: il paesaggio alle sue spalle (raffigurerebbe il simbolo della Lombardia, il Lago di Como con i suoi due rami); la loggia del palazzo dove viene ritratta, le cui colonne sono identiche a quelle del dipinto; il motivo per il quale Leonardo porta sempre con sé il ritratto e continua a modificarlo finché ritiene di poterlo dare al re di Francia senza che questi possa capirne l’identità; il perché Manzoni, trecento anni dopo, dà a Lucia, la protagonista lombarda dei suoi Promessi Sposi, proprio il volto della Gioconda e inizia il suo romanzo con la descrizione di «Quel ramo del lago di Como…» (cioè del paesaggio alle spalle della Gioconda); il ruolo di Napoleone come “tramite” fra la Gioconda e Manzoni …quell’imperatore che indaga i segreti di Leonardo, che tra i suoi amici e collaboratori ha il diretto erede dei codici di Leonardo, e che trova una copia del Diario di viaggio di Antonio de Beatis tra il 1805 e il 1815 (quando invece credevamo che la prima copia fosse stata ritrovata e pubblicata solo nel 1905); ecc.

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Questo e molto altro ancora, sulla figura di Leonardo e sul mistero della Gioconda, nel libro di Teodoro Brescia, Un rebus nella Gioconda. Tra i due rami del Lago di Como (Luxco Editions, 2019)


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